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Da European Schoolnet un’analisi del caso italiano a confronto con altre realtà europee

Le  scuole italiane registrano ancora un ritardo rispetto alle scuole di altri paesi europei per quanto riguarda la dotazione di nuove tecnologie e la connettività in rete, ma non è abissale. Così come non sono abissali le differenze fra regione e regione in relazione a questi aspetti relativi alla mera presenza fisica delle ICT nelle scuole del Paese.
Quel che conta, però, non è quante ICT ci siano nella scuola e nemmeno quanto frequentemente siano usate, ma come e con quale efficacia le nuove tecnologie siano state integrate nelle quotidiane attività scolastiche e nei programmi. Qui il ritardo appare più sensibile rispetto al resto d’Europa, anche se in generale il panorama non è entusiasmante. In Italia, inoltre, a le nuove tecnologie, anche quando usate in classe e non nei laboratori, non hanno portato a significative novità nella didattica e negli ambienti di apprendimento , il loro impiego rimanendo sostanzialmente confinato all’interno di orientamenti e di pratiche didattiche tradizionali.

Sono alcuni risultati a cui perviene l’ampia survey del gruppo di ricerca di European Schoolnet di Bruxelles, coordinato da Patricia Wastiau, attraverso un’analisi incrociata delle informazioni che sulle ICT nella scuola offrono due importanti rilevazioni internazionali: Ocse-Pisa 2006 sulle competenze e gli apprendimenti dei 15enni, con particolare riferimento agli approfondimenti specifici sulle nuove tecnologie, e Sites 2006, che ha valutato l’impatto delle ICT sulla didattica in 22 paesi, molti dei quali coincidenti con quelli partecipanti a Ocse-Pisa.
Dalla survey emerge anche come non sia (o non sia ancora) disponibile – in Italia come all’estero –  sufficiente evidenza empirica  che permetta di rispondere fondatamente alla domanda: ma le ICT a scuola fanno bene agli apprendimenti dei ragazzi?

La survey di European Schoolnet è stata commissionata dalla Fondazione Agnelli per il Rapporto sulla Scuola in Italia 2010.