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Andrea Gavosto interviene su Repubblica sul merito di due decreti del Governo ora in discussione nelle commissioni parlamentari

Il nuovo sistema integrato dei servizi educativi per i bambini da 0 a 6 anni e il modello di formazione e reclutamento dei docenti delle secondarie sono i due provvedimenti più importanti degli otto decreti presentati dal Governo, a seguito delle deleghe della legge della Buona Scuola.

Ma se il primo rappresenta certamente un innovativo e significativo progresso, passando da una visione limitativa dei nidi come luoghi di custodia a quella di un primo importante passo nel cammino educativo, il secondo sucscita invece molti dubbi e preoccupazioni.
E’ questa la tesi sostenuta dal direttore della Fondazione Agnelli in un suo intervento su La Repubblica del 4 marzo.
Il principio di avere un unico integrato sistema di formazione iniziale e di reclutamento dei docenti delle secondarie è da condividere – afferma Gavosto – alla luce dei danni che in questi decenni ha fatto la confusa molteplicità dei percorsi che portavano in cattedra. Tuttavia, nel merito le proposte contenute nella delega e nel conseguente decreto del Governo sono da criticare e probabilmente da abbandonare.
Due in particolare le obiezioni di maggiore rilievo: (i) il percorso di otto anni è presumibilmente troppo lungo se confrontato con le più efficaci esperienze europee, dalle quali si allontana anche per (ii) un’impostazione che privilegia nel periodo universitario una formazione esclusivamente teorica e prevalentemente disciplinare (i crediti pedagogici e didattici sono pochi), collocando tutta l’indispensabile fase di formazione pratica e di tirocinio soltanto dopo il concorso che porta all’assunzione a tempo determinato e – quasi automaticamente – prelude all’assunzione in ruolo.
In tal modo, il concorso non potrà verificare che un candidato, magari preparatissimo sul piano teorico, abbia però i requisti che lo rendano effettivamente adatto alla quotidiana pratica didattica in classe e le capacità di relazionarsi con studenti, colleghi e famiglie.
La conclusione di Andrea Gavosto è che sarebbe opportuno fare decadere la delega e avviare un processo di ripensamento dell’intero modello.

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