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Su Italia Oggi, Andrea Gavosto commenta le informazioni emerse dalle prove Invalsi 2014, ritorna sul fenomeno del cheating e guarda al decollo a settembre del SNV

Come prevedibile, dagli esiti delle prove Invalsi 2014 somministrate nei diversi gradi scolastici (II e V primaria, III secondaria di I grado, II secondaria di II grado) non vengono significative novità, semmai molte conferme di tendenze che già erano state individuate dalle precedenti tornate di test o dalle indagini internazionali (Pisa, Timss e Pirls).
Tra le conferme, alcune riguardano fenomeni noti e purtroppo consolidati che continuano a destare grande preoccupazione. In primo luogo, la persistenza dei divari territoriali fra le scuole del nord e le scuole del sud, a sfavore delle seconde in termini sia di qualità dei risultati di apprendimento sia di equità dei singoli sistemi scolastici territoriali. Così come continuano a sollevare preoccupazioni e interrogativi i comportamenti fraudolenti di studenti e docenti per alterare i risultati delle prove: il fenomeno del cheating, sotto controllo negli altri casi, continua a essere, infatti, rilevante in III media, dove la prova Invalsi fa parte dell’esame di Stato. Ciò che dovrebbe indurre a riconsiderare l’ipotesi di un’introduzione del test nell’esame di maturità.
Nel suo intervento su Italia Oggi, il direttore della Fondazione Agnelli Andrea Gavosto passa in rassegna alcuni di questi nodi problematici del sistema scolastico italiano e della sua valutazione, concludendo in ogni caso che il lavoro dell’Invalsi – pur sempre migliorabile – rappresenta al momento l’unico tassello funzionante e affidabile del futuro Sistema Nazionale di Valutazione. I veri ritardi e perplessità riguardano, semmai, gli altri due tasselli del sistema fin qui immaginato: la definizione di credibili procedure di autovalutazione e la creazione di un coro di ispettori qualificato e specializzato per le visite nelle scuole.

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