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Nell’ambito dell’indagine sui DS italiani, uno studio dell’Università di Cagliari mette in relazione pratiche organizzative delle scuole e risultati di apprendimento

Il paper di Adriana Di Liberto, Giovanni Sulis (Università di Cagliari) e Fabiano Schivardi (LUISS) s’interroga sull’impatto delle pratiche manageriali dei dirigenti scolastici e della qualità organizzativa delle scuole sui risultati di apprendimento degli studenti, misurati attraverso le prove Invalsi.
Il paper costitituisce un’ulteriore base analitica per la ricerca Capacità manageriali dei dirigenti, organizzazione scolastica e apprendimenti degli studenti, curata da Università di Cagliari e Fondazione Agnelli nell’ambito del progetto internazionale World Management Survey in Schools (WMSS) , che estende alle scuole un sistema di valutazione delle abilità manageriali e della qualità dell’organizzazione già sperimentato con successo in altri settori. Il progetto, sviluppato da esperti di London School of Economics, Harvard Business School e Stanford University, ha fin qui coinvolto sei paesi avanzati: Canada, Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti, Svezia e, appunto, Italia.
I risultati riportati dal paper mostrano che, a parità di altre condizioni (caratteristiche socio-anagrafiche degli studenti, caratteristiche socio-anagrafiche dei DS, caratteristiche delle scuole e dei contesti sociali e territoriali), gli studenti che frequentano scuole per le quali l’indagine rileva una migliore capacità manageriale dei DS e migliori modelli organizzativi nelle scuole italiane ottengono risultati migliori al test Invalsi.
L’impatto sugli apprendimenti è quantificabile in 2.2 punti percentuali in più per tutti gli studenti al test Invalsi per ogni punto in più di abilità manageriali dei DS e qualità organizzativa delle scuole,  che equivalgono a un incremento del 4.6% delle risposte corrette rispetto alla media del campione. In questo senso, un miglioramento di un punto nella scala WMSS vorrebbe dire per un un DS italiano raggiungere la media dei suoi colleghi del Regno Unito (i migliori, con circa 3 in una scala da 0 a 5) e un incremento del 4.6% nelle competenze degli studenti italiani sarebbe sufficiente a chiudere il divario che ci separa dalla media internazionale in OCSE-PISA.