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Un intervento del direttore della Fondazione Agnelli sul Corriere della Sera

In attesa che riprenda il dialogo fra Regioni e Stato in conferenza unificata e che si delineino i contorni del futuro federalismo scolastico, si torna a parlare di albi regionali degli insegnanti, come strumento utile a favorire la continuità didattica delle scuole. Tema delicato e importante, su cui fare chiarezza.

Condivisibile e, in linea di principio, auspicabilmente generalizzabile, è la proposta formulata dal presidente lombardo Formigoni, che vorrebbe adottare nella sua regione un sistema di chiamata diretta da parte delle scuole, che sceglierebbero gli insegnanti da albi regionali accessibili a coloro che, indipendentemente dalla residenza, possiedono i requisiti professionali. Il Ministro Gelmini ha dichiarato, peraltro, di voler riprendere in estate l’elaborazione legislativa sul reclutamento e la carriera degli insegnanti.
La proposta di Formigoni va nella stessa direzione suggerita dalla Fondazione Agnelli nel suo primo Rapporto sulla scuola in Italia del 2009.

Di altro tenore è, invece, l’idea della Lega di dare priorità agli insegnanti residenti nella regione. Oltre a essere presumibilmente in contrasto con il dettato costituzionale, questa misura non servirebbe allo scopo che si prefigge: ridurre il turnover degli insegnanti e favorire la continuità didattica. Una ricerca della Fondazione Agnelli, presentata lo scorso autunno, dimostra infatti che la mobilità degli insegnanti avviene nella stragrande maggioranza dei casi all’interno della regione stessa.

Se vuoi saperne di più, leggi l’intervento del direttore della Fondazione Agnelli sul Corriere della Sera di giovedì 22 aprile.