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Andrea Gavosto su La Stampa commenta positivamente la nuova legge sulla cittadinanza in attesa della sua approvazione in Senato

La Camera dei deputati qualche giorno fa ha approvato il testo della nuova legge che permetterà ai figli dell’immigrazione di ottenere la cittadinanza  italiana in modo più facile e ragionevole del passato. Il testo passerà ora al Senato per – si spera – l’approvazione definitiva.

Si tratta di una legge a lungo attesa, un provvedimento di civiltà che supera un ritardo cronico della nostra normativa, ormai superata ed iniqua.
Il cuore del provvedimento è rappresentato dal ruolo della scuola, a cui viene riconosciuto il compito fondamentale di formare i nuovi cittadini: per la prima volta nel nostro ordinamento, la frequenza scolastica diventa un criterio per ottenere la cittadinanza.

È quel che si chiama “ius culturae” o “ius scholae”, della cui applicazione in Italia la Fondazione Agnelli era stata fra i primissimi sostenitori già molti anni fa e l’aveva poi proposta per la prima volta su La Stampa il 23 febbraio 2012: l’idea è che la condivisione della cultura, della lingua, dei saperi ritenuti essenziali – e non semplicemente lo scorrere del tempo di residenza – sia il fondamento per acquisire l’insieme dei diritti che uno Stato riconosce ai propri cittadini, e dei doveri che ne seguono.

Andrea Gavosto su La Stampa del 15 ottobre 2015 commenta con favore la notizia e offre anche alcuni dati sull’impatto della nuova norma.

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