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Un intervento del direttore della Fondazione Agnelli per interpretare in prospettiva alcuni recenti provvedimenti in campo scolastico della coalizione M5S-Lega

Alcune misure del nuovo governo contro la Buona Scuola  (cancellazione dell’obbligo dei test Invalsi, abolizione della chiamata diretta dei DS, ridimensionamento dell’alternanza scuola-lavoro) e altre iniziative della maggioranza sembrano andare in direzione contraria alla logica dell’autonomia, che ha guidato per 20 anni la scuola italiana, e a quella – alla prima strettamente connessa – della valutazione delle scuole.

Peraltro, va riconosciuto che in Italia l’autonomia scolastica – lasciata incompiuta dalla sinistra riformista – non ha mai raggiunto i suoi obiettivi e sembra oggi decisamente in crisi. La stessa valutazione e i test Invalsi, che ne sono componente importante e utile, hanno spesso incontrato l’ostilità dei docenti.

A partire da queste riflessioni, Andrea Gavosto si interroga su “La Repubblica” se – al di là di una discutibile pars destruens – la maggioranza e il “governo del cambiamento” hanno un modello di scuola chiaro e credibile, in grado cioè di tenere insieme gli orientamenti di M5S e Lega che, anche per la scuola, sono spesso diversi e divergenti.

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