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In questi anni l’equità del sistema d’istruzione e la capacità della scuola di essere strumento di mobilità sociale sono al centro del dibattito statunitense.

Come ci spiega Martina G. Viarengo (Harvard University, John F. Kennedy School of Government and London School of Economics) nel suo contributo School Reform and Equal Educational Opportunity: Evidence from the United States, negli Stati Uniti d’America esistono tanti sistemi scolastici quanti sono gli Stati e il governo federale storicamente si è occupato solo di indicare alcune linee guida generali per offrire un servizio scolastico rispondente ai principi fondamentali. Larga parte dell’offerta formativa nasce “dal basso” all’interno di comunità o per iniziativa di privati e solo in un secondo momento vengono istituzionalizzate. Questi fattori hanno determinato enormi divari territoriali in termini di qualità dei servizi scolastici offerti nei diversi Stati e ha generato una pletora di approcci differenti nelle politiche scolastiche volte ad affrontare i temi dell’equità sia in termini di opportunità d’accesso che di successo formativo.

Negli ultimi anni il governo federale ha dunque rivendicato la propria centralità nel coordinamento del sistema scolastico statunitense e nella definizione degli obiettivi generali del paese in termini di istruzione, predisponendo un sistema di valutazione complesso nonché un sistema di incentivi e penalizzazione per gli Stati chiamati a raggiungere degli obiettivi di qualità degli apprendimenti ed equità nelle opportunità di istruzione. Nonostante le difficoltà iniziali, il processo di responsabilizzazione degli attori del sistema scolastico (dagli Stati alle singole scuole) è ormai avviato e accettato come una componente essenziale di governo dell’istruzione.

Il paper fa parte dei contributi di ricerca commissionati dalla Fondazione Agnelli per il suo Rapporto sulla Scuola in Italia 2010.